Come sempre alla base del successo di qualsiasi impresa, c’è una squadra di professionisti che lavora e collabora per centrare l’obiettivo di un grande risultato e siamo contenti che un chiropratico, Antonio Gil, D.C. abbia avuto modo di contribuire al successo dell’Atalanta. Originario di Santa Barbara, in California, Antonio Gil è arrivato in Italia nel novembre del 1985, un anno dopo essersi laureato in Chiropratica presso il Palmer College di Davenport (Iowa, U.S.A.), e proprio nel nostro Paese inizia la vera e propria carriera chiropratica. Da subito le soddisfazioni non mancano, così come i riconoscimenti da parte di pazienti e colleghi. Infatti per la sua continua ricerca in ambito chiropratico viene nominato già nel 1998 “Chiropratico dell’Anno”, titolo assegnato dall’Associazione Italiana Chiropratici (AIC).
Professionista di notevole esperienza, in oltre 30 anni di carriera, ha visitato più di 25 mila pazienti e sempre lavorato con atleti di alto livello, tra cui: l’ATP Tennis (circuito professionale di tennis maschile) dal 1998 al 2005 e Foppapedretti Pallavolo (vari scudetti e Campioni d’Europa) dal 2003-2007, responsabile di due centri chiropratici, ha collaborato con 20 professionisti, tra medici chirurghi, ortopedici, chiropratici, fisioterapisti e massaggiatori. Nel 2014, ha ricevuto come primo e unico chiropratico in Italia l’incarico di “primario” di un centro di chiropratica in un ospedale, nel caso specifico l’Humanitas Gavazzeni di Bergamo. Alla luce di questo importante background gli abbiamo rivolto qualche domanda per approfondire gli aspetti più interessanti della sua attività che pensiamo possano essere d’aiuto ad altri chiropratici, soprattutto se giovani e alle prime anni.
Come è entrato a far parte del team medico della squadra di calcio Atalanta?
Sono stato contattato dal Direttore Sanitario della squadra, perché uno dei giocatori soffriva di mal di schiena che non passava con le cure “classiche”. Fortunatamente le tecniche chiropratiche hanno dato ottimi risultati, arrecando immediati benefici. Per questo motivo, per la stagione 2005/2006, mi è stato offerto un contratto di consulenza con lo scopo di affiancare lo staff medico. La società mi ha sempre rinnovato il contratto ogni anno e adesso siamo arrivati a 13 anni di collaborazione.
Ha dovuto superare qualche pregiudizio dei giocatori nei confronti della Chiropratica, una disciplina ancora poco riconosciuta in Italia?
All’inizio mi sentivo “in prova”, perché diverse persone della squadra non sapevano bene cosa fosse la chiropratica e, soprattutto non avevano mai avuto alcun approccio con un chiropratico di lunga esperienza e specializzato nelle scienze sportive e in kinesiologia applicata. Pian piano, con umiltà e collaborazione e, naturalmente, grazie ai risultati concreti sono riuscito a conquistare la fiducia di giocatori, direttore sanitario, medico sociale e fisioterapisti. Ho concluso che la chiropratica poteva veramente diventare un “valore aggiunto” per una squadra di calcio di Serie A.
Cosa significa in termini operativi essere il chiropratico di una squadra di calcio?
Il mio lavoro con l’Atalanta comporta un impegno regolare e assiduo: devo recarmi almeno una volta la settimana presso la sede di allenamento della squadra a Zingonia (provincia di Bergamo) e qui mi occupo dei giocatori, confrontandomi con il medico sociale e con il coordinatore sanitario. Di solito visito e tratto i giocatori alla presenza del medico e, a volte, anche di uno dei fisioterapisti o del preparatore atletico. Spesso questi professionisti mi pongono delle domande in merito alla chiropratica e alle sue tecniche. In questi casi cerco sempre di chiarire al massimo gli esiti della mia analisi e di spiegare il tipo di trattamento che ho deciso di eseguire e il motivo per cui ho scelto di applicarlo. A volte, durante la settimana, possono anche capitare delle emergenze che mi inducono a trattare i giocatori in uno dei miei studi a Bergamo o a Milano. Quindi devo essere molto elastico e disponibile. Cosa che, del resto, mi è naturale, visto che anche con gli altri pazienti a volte si verificano emergenze che richiedono di inserire all’ultimo minuto una visita in studio.
Com’è l’approccio chiropratico con i giocatori?
E’ molto simile a quello che metto in pratica con gli altri pazienti che normalmente vedo nel mio studio, anche se non giocano a calcio professionalmente. Una cosa molto importante che vorrei precisare è che lo staff medico dell’Atalanta e i fisioterapisti sono altamente qualificati e risolvono quasi tutti i problemi fisici che si presentano nei giocatori. Questo ovviamente rende il mio lavoro molto più facile e meno faticoso, se pure sempre indispensabile per le mie particolari e specifiche conoscenze in merito ai vari aspetti della colonna vertebrale che mi permettono di risolvere diversi problemi fisici e di mantenere i risultati evitando l’assunzione di farmaci. Gli atleti che devono giocare una partita importante hanno bisogno di un fisico che funzioni al meglio e al massimo e, ovviamente, sono sottopressione, dunque richiedono molte attenzioni e sono molto esigenti. Però, da subito, quando iniziano a mettersi nelle mie mani diventano più rilassati e anch’io mi sento subito a mio agio.
Qual è il suo giudizio circa l’esperienza presso l’Atalanta?
E’ stata una splendida opportunità e considero un’esperienza decisamente positiva e formativa avere avuto la possibilità sia di trattare i giocatori di alto livello per tanti anni con regolarità nella loro sede di allenamento, sia di collaborare con i medici, i fisioterapisti e i preparatori atletici. Ho sempre spiegato a tutti le mie tecniche mentre le eseguivo, ma non ho mai pensato o temuto che qualcuno potesse “rubarmi il mestiere”: non ci si può improvvisare chiropratico ed è impossibile, senza un adeguato curriculum di studi, sostituirsi a un professionista che ha alle spalle una laurea in chiropratica (conseguita dopo sette anni di studio universitario), altre tremila ore di specializzazione e 450.000 trattamenti. Spero, invece, di essere superato nel mio lavoro, da qualcuno dei miei colleghi, perché vorrei trasmettere ad altri la mia passione. Dicono, infatti, che il maestro migliore è quello che viene superato dal proprio allievo.
Cosa consiglia a un giovane chiropratico che voglia collaborare con una squadra di calcio o con un team di un altro sport agonistico?
Il primo consiglio è di affrontare gli esordi con calma, senza perdersi d’animo nel caso i risultati sui pazienti non siano immediati. Tutti, ma soprattutto gli atleti impegnati a livello agonistico, vorrebbero in un batter d’occhio ritrovarsi in perfetta forma. In proposito è invece importante ricordare che va sempre spiegata ai propri interlocutori la necessità di sottoporsi a controlli regolari, al fine di creare una proficua collaborazione tra chiropratico e paziente. Infatti, solo controllando i giocatori con assiduità, senza fretta e senza cercare di ottenere risultati rapidi e “miracolosi” ho potuto risolvere i vari casi in modo soddisfacente, rispettando i giusti tempi per ottenere il perfetto recupero fisico. E anche quando si ottengono benefici immediati va ricordato che è comunque indispensabile continuare i trattamenti chiropratici per rendere i risultati duraturi: occorre infatti monitorare per qualche periodo le correzioni per verificare ed essere certi che si siano completamente stabilizzate. Un altro suggerimento che ritengo sia importante per i chiropratici che desiderano seguire le squadre professionali è di continuare a studiare e ad aggiornarsi per migliorare conoscenze e professionalità.
C’è un augurio che desidera fare ai giovani Doctors of Chiropractic?
Certamente. Auguro a tutti i neochiropratici di riuscire a trovare colleghi e “maestri” che diano loro l’opportunità di crescere nell’ambito della Chiropratica e della kinesiologia applicata, una disciplina che permette di raggiungere notevoli risultati con i pazienti, ma che attualmente, deve essere ancora approfondita e studiata con impegno per esprimere al massimo le sue potenzialità.