Editoriale

L’ozio positivo

L’ozio positivo

Osservare le stelle cadenti durante la notte di San Lorenzo del 10 agosto (ma anche nelle serate successive, quando lo sciame sismico è ancora movimentato e visibile) è uno degli appuntamenti estivi che, per gran parte delle persone, fa rima con ferie e vacanze. E di conseguenza con un’atmosfera spensierata, quella tipica dei momenti sani di riposo e relax. O almeno così dovrebbe essere. Perché spesso capita che anche in vacanza, l’ansia di fare prenda il sopravvento, nonostante la stanchezza di mesi di lavoro, straordinari e stress incomba sulle spalle.  
La nostra mente ci gioca infatti un brutto scherzo, e durante questi giorni di riposo ci spinge a fare tutto quello che di solito non riusciamo a portare avanti in altri momenti. Faccende domestiche e commissioni varie a parte, magari si tratta anche di attività che danno piacere e ci rendono felici, ma non ci fanno riposare. Ed è sempre una corsa contro il tempo. Dovremmo invece riconquistare una dimensione di ozio come dolce far niente. 

Cosa significa ozio 

L’origine di questa parola non ha mai avuto un’accezione negativa. Secondo i latini, l’ozio era proprio il momento in cui si svuotava la mente da preoccupazioni e cose da fare. “Otium“, infatti, indicava il tempo libero, il riposo, il dedicarsi alla vita privata, con l’obiettivo di stare bene.  
Oggi invece la rincorsa alla performance e al multitasking ci allontana spesso da questa interpretazione antica. Il nostro tempo libero, anche durante l’anno, lo dedichiamo al fare, ad attività che hanno sempre una qualche utilità. Anche l’enciclopedia Treccani definisce l’ozio come “astensione dalle occupazioni utili, per un periodo più o meno lungo o anche abitualmente, per indole pigra e indolente“. Finora, insomma, è stato sempre visto in maniera negativa, come sinonimo di inattività e inerzia, il famoso “padre di tutti i vizi”.  
L’ozio dovrebbe invece avere un effetto benefico sulla nostra vita, perché è la ricarica essenziale delle energie vitali, sia mentali sia fisiche.  

Perché oziare (e quindi anche dormire) fa bene  

I motivi sono tanti: mantiene in buona salute, migliora l’umore, potenzia l’attenzione e la lucidità di pensiero, favorisce le interazioni con gli altri e regola anche la produzione ormonale. Dopo un sonno rigenerante, ma anche dopo una lettura in relax o un pisolino pomeridiano al fresco, l’attività cerebrale aumenta perché il cervello coglie l’occasione per disintossicarsi, stimolando così anche la creatività. Anche i medici e pediatri sostengono che, fin dai primi anni di vita, il bambino debba trovarsi anche in situazioni dove prevalga la noia, in modo tale che sia stimolata la creatività. 
Le idee buone, quindi, arrivano, non scervellandoci davanti a uno schermo del computer, ma riposando senza sensi di colpa, e quindi anche dormendo. Ecco perché questo tempo non è mai sprecato. Non si tratta di pigrizia o egoismo, ma di una necessità per stare meglio.  

I momenti di vuoto o quasi noia sono essenziali per la nostra mente che, se non impariamo a prenderceli, se li va a cercare da sola, causando apatia, tendenza alla procrastinazione e demotivazione.

Poi ci sono anche momenti che possiamo definire di ozio attivo, cioè quando ascoltiamo un podcast, leggiamo o ascoltiamo musica. È sempre riposo, fa bene, ma è attivo. A volte però è proprio necessario dedicarsi all’ozio passivo, che ci permette di riflettere, decelerare e guardarsi dentro.  

Il cambio di prospettava: un libro da leggere  

Non possiamo nascondere che ci è stata subito simpatica, l’americana Tricia Hersey, artista, poetessa e autrice di Riposare è resistere. Un manifesto (Atlantide Edizioni), è anche la fondatrice di un’associazione che si chiama Nap Ministry, che, come scrive lei stessa su Instagram, “studia il potere liberatorio dei pisolini”, offrendo spazi comunitari ed esperienze di riposo collettivo. Perché, come sostiene nel suo libro uscito pochi mesi fa, il riposo è sacro e ce lo meritiamo: «Ingabbiati come siamo dentro un meccanismo che ci vuole sempre attivi e disponibili in qualsiasi momento, abbiamo dimenticato che il riposo è un nostro diritto e un nutrimento per l’anima, e non solo il tempo che togliamo alla produzione».