Cosa faresti se avessi otto ore libere in più?
È una domanda a cui un giorno tutti vorremmo dover rispondere. Ma, al contrario di vari Paesi del nord Europa o della Nuova Zelanda, in Italia sono ancora sporadici i casi di aziende che stanno testando (e comunque solo in determinati reparti) la formula lavorativa della settimana corta.
Lo sapete che quella classica da cinque giorni è nata agli inizi del Novecento negli Usa? Il motivo è religioso: nel fine settimana, infatti, vennero istituite le festività per i credenti ebrei e cristiani. Ma oggi la riduzione dei giorni lavorativi è un argomento caldo perché, secondo numerosi studi scientifici, lavorare meno significa lavorare meglio e gli impatti positivi sarebbero non solo sulla produttività, ma anche e soprattutto sulla salute psicofisica.
Una ricerca della società Nielsen IQ ci rivela che otto italiani su dieci sarebbero favorevoli alla settimana corta. Ma allora perché non iniziare a pensarci nell’eventualità che diventi una realtà?
I vantaggi della settimana corta
Nel 2023 l’Università di Cambridge ha condotto una sperimentazione nel Regno Unito, coinvolgendo 61 aziende che per alcuni mesi hanno ridotto l’orario di lavoro per tutto il personale. Alla fine del progetto, i ricavi sono rimasti invariati, il 39% dei lavoratori ha percepito un calo dello stress e il 71% una diminuzione dei sintomi di burnout, come insonnia e depressione, che fa anche questa parte delle conseguenze dei disturbi del sonno che influenzano la nostra quotidianità. I giorni di malattia sono diminuiti del 65%, con un aumento della qualità della vita e, di conseguenza, anche del sonno.
Gestione familiare del tempo
Per chi ha figli, un giorno in meno di lavoro a settimana si traduce senza dubbio nel vantaggio di potersi dedicare a loro e gestirsi con maggiore autonomia, senza dover ricorrere a baby-sitter (e quindi anche risparmiando) o all’aiuto dei nonni. Stesso discorso vale per chi ha genitori anziani. Ma non solo: aumenterebbe anche il tempo per prendersi cura del benessere personale.
Pensiamo all’attività fisica, che è un toccasana a livello fisico e mentale, ma anche più tempo per programmare viaggi e fine settimana fuori porta, avendo un giorno in più a disposizione, frequentare corsi di lingua o coltivare altri hobby che ci farebbero sentire più realizzati e affermati, migliorando notevolmente la nostra salute mentale.
Dedicarsi infatti a un’attività che vi fa stare bene, vi diverte e vi stimola a migliorare, è una scelta strategica ai fini di un benessere completo e rigenerante.
In conclusione, sempre secondo la ricerca della società Nielsen IQ, la settimana corta viene vista come un modo per migliorare l’equilibrio tra lavoro e vita privata, la soddisfazione personale e il tempo di qualità da dedicare a famiglia e amici.
Più tempo per il riposo
Come abbiamo già raccontato negli articoli dedicati al silenzio e alla meditazione, il nostro corpo ha necessità anche di momenti di ozio per ricaricarsi, stimolare la creatività, migliorare la memoria, e trovare così nuove energie da spendere con motivazione ed entusiasmo. Ecco perché durante il giorno extra libero dal lavoro l’ideale è sì dedicarsi ad alcuni impegni trascurati, ma anche trovare spazio per qualche ora di riposo in più.
Il sonno nello specifico è il momento della giornata che permette al cervello di riposare al meglio. Mentre dormiamo, in particolare nella fase REM, si attiva infatti il cosiddetto sistema glinfatico, che si comporta come un vero sistema di smaltimento dei rifiuti che il cervello accumula durante il giorno e in particolare durante le ore più impegnative di lavoro. Da qui l’importanza di non ridurre le ore dedicate al sonno, permettendo così al sistema glinfatico di svolgere il suo compito nel migliore dei modi.
Il corpo, infatti, è il barometro più affidabile per capire se abbiamo bisogno di cambiate alcune abitudini negative o ricaricarci, ma troppo spesso ignoriamo i segnali che ci manda, passando oltre, soprattutto quando le ore di lavoro prendono il sopravvento.