Con l’arrivo della bella stagione è venuto il momento di prendersi una pausa e la vacanza è la sua massima espressione. Dal punto di vista etimologico vacanza deriva da vacantia, participio presente di vacare, essere vuoto, libero. L'origine della vacanza ci “parla” di un vuoto, un vuoto che è libertà. Giorni vuoti dal lavoro, dallo studio, dai vari impegni quotidiani - in cui i ritmi possono rallentare, in cui si può dormire di più, fare quello che desideriamo.
Se ci pensiamo, la vacanza la possiamo immaginare come un’unica esperienza di vita che si nutre di tre momenti distinti e differenti ognuno dei quali contiene in sé dei rituali. Abbiamo la fase di pianificazione legata all’immaginazione, al sogno e all'adrenalina dei preparativi. Poi troviamo la fase del “durante", del vissuto, dell’emozione e della condivisione. Infine c’è la fase del ritorno che coincide con il ricordo, ma soprattutto con ciò che la vacanza ha lasciato nel cuore e nella mente.
A seguire, tre piccoli consigli con i quali vorrei mettere in risalto che fare una vacanza è molto di più che andare da qualche parte. Il viaggio nella sua essenza è una mentalità, uno stato d'animo, un modo di vedere noi stessi nel mondo.
PRIMA: preserva la scoperta offline
Il semplice pensiero di pianificare una vacanza è di per sé piacevole, mentre l'attesa è la sua ricompensa. Soltanto che ora non siamo più “abili” a vivere l’attesa della vacanza. Guardiamo in anteprima i tramonti sul mare, le stories dell’alba dietro le Dolomiti e i commenti di chi già c’è stato. Anche se non siamo ancora partiti, viviamo in una dimensione digitale parallela vivendo tra feed e algoritmi che anticipano frammenti di esperienze.
Tutto questo rende più sterile l'immaginazione e l'emozione in quanto, una volta arrivati veramente davanti ad un punto di interesse ci “sembra” già noto, perdendo di conseguenza l’attenzione. Un'abitudine che mi ha cambiato l’esperienza in vacanza è quella di limitare la vista di immagini, post e video prima della partenza per preservare la scoperta e l’emozione. La ricerca spasmodica di contenuti a ripetizione non crea ricordi, anzi, appesantisce la memoria. Cerca di archiviare emozioni nel cuore e non (solo) nel cloud.
DURANTE: no email in vacanza
Prima di aver incontrato il digital wellbeing, le mie vacanze erano tutt’altro che libertà, anzi troppe ho mentito a me stesso dietro a frasi come “controllo un attimo le email in modo che non si accumulano al mio rientro".
Non farlo. Anzi, non pensarlo nemmeno. Questa abitudine non solo ridurrà la tua soddisfazione durante la vacanza ma avrai anche la frustrazione di “non aver staccato” quando tornerai a lavoro. Prendersi una pausa mentale dal lavoro è uno dei punti principali della vacanza.
Se proprio non riesci a non lavorare durante le vacanze, prova a scendere a patti con te stesso. Concediti la possibilità di controllare le email in un tempo limitato (max 30 min), in uno specifico luogo e in un determinato momento della giornata. Ad esempio tutte le sere alle 19:00 prima di andare a cena, dal computer della hall del tuo hotel.
DOPO: pianifica il tuo rientro
Mentre molte persone tendono a pianificare le vacanze, una buona parte non pensa a come e quando ritornare. Tornare al lavoro e sentirsi immediatamente stressati può spazzare via i benefici di una vacanza in pochi giorni.
Un’altra abitudine che consiglio di prendere in considerazione è quella di tornare qualche giorno prima di riprendere il lavoro per evitare la “sindrome da rientro” da vacanza. La ricerca scientifica mostra che le persone che tornano dalle vacanze in anticipo riferiscono di essere di umore migliore rispetto a quelle che tornano di domenica o il giorno prima. Costruire un periodo di transizione può consentirti di riguadagnare un ritmo e un carico di lavoro gestibili in modo da non essere sopraffatto.
Permettimi un ultimo pensiero; un tempo viaggiare significava scoprire più informazioni possibili sul paese che visitavamo. Oggi con il digitale possiamo accedere a queste informazioni ovunque e addirittura averne una quantità inutilmente abbondante. Ora quello che cerchiamo sono le esperienze che soddisfano i nostri bisogni interiori.
Pensate ai pellegrini e al modo in cui un tempo viaggiavano. Può sembrare un’aspettativa esagerata ma ci ricorda che uno degli scopi del viaggio che spesso ci sfugge: si viaggia per guarire, per curare. E allora, non posso che citare una frase di Alain de Botton che quando lessi nel 2013 mi aprì al mondo dei viaggi digital detox: “ in futuro le agenzie di viaggio non ci chiederanno più dove andare, cercheranno di capire cosa vogliamo cambiare di noi stessi”.
E’ venuto il giusto tempo di trattare con maggior rispetto le aspirazioni legate alle nostre vacanze, perchè viaggiare ci aiuta a “partorire” un io nuovo nel tentativo di riempirci di nuova energia e migliorare se stessi.
E tu come organizzi la tua vacanza? Cosa vuoi migliorare questa estate?