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Il sonno è essenziale per il recupero ed il ripristino delle corrette funzioni fisiologiche nell'uomo e una mancanza della corretta quantità e qualità di riposo notturno è associata a scarse prestazioni fisiche e cognitive. L’influenza dei cambiamenti stagionali nella durata del sonno sono stati principalmente studiati in relazione al disturbo affettivo stagionale (SAD, seasonal affective disorder), che è un tipo di depressione con schema stagionale, che si verifica in genere in autunno e in inverno con remissione in primavera o in estate (Suzuki et al., 2019). I sintomi comprendono umore depressivo accompagnato da mancanza di energia, ipersonnia (eccessiva sonnolenza diurna) e aumento dell'appetito (Sandman et al., 2016).
In ambito clinico, è stato riportato che i pazienti con SAD di tipo invernale presentano una durata del sonno più lunga e sintomi depressivi più gravi in inverno (Suzuki et al., 2019). La prevalenza di SAD varia tra regioni e popolazioni, le persone affette a questo disturbo variano dallo 0% al 9,7%. Le donne generalmente ne soffrono maggiormente rispetto agli uomini e il disturbo sembra essere più comune in Nord America rispetto all’Europa. I cambiamenti stagionali nei disturbi del sonno sono stati studiati principalmente nei paesi del Nord Europa per studiare l'associazione con il sole di mezzanotte ed il periodo buio. Studi epidemiologici condotti in questi paesi hanno riportato un effetto della stagionalità sulla qualità del sonno, più scarsa durante i mesi invernali, dove le ore di luce solare sono molto poche o addirittura nulle (come ad esempio all’interno del circolo polare artico) nell’arco della giornata.
La luce è lo stimolo primario per la sincronizzazione del ciclo sonno-veglia e la melatonina è un importante ormone che regola questo ciclo; essa viene sintetizzata quando è buio, favorendo quindi il sonno. La durata dell’esposizione alla luce, la sua intensità e composizione spettrale, influisce sui tempi, sulla struttura e la qualità del sonno (Wams et al., 2017). Con l’avanzare dell’età, la quantità giornaliera di sonno diminuisce e l'incidenza dei disturbi del sonno aumenta. Pertanto, i modelli stagionali della durata del sonno e i problemi del sonno potrebbero differire per fascia d'età. Altro fattore che può influenzare il sonno è la temperatura. Sia la temperatura corporea che la temperatura dell’ambiente influenzano significativamente il sonno, in quanto la termoregolazione è un fattore determinante sia per addormentarsi ma anche per mantenere un corretto riposo notturno (Obradovich et al., 2017).
Mentre il corpo si prepara al sonno, la dilatazione dei vasi sanguigni nella pelle facilita la perdita di calore, producendo una diminuzione della temperatura corporea interna. Se questo processo non avviene correttamente a causa di una temperatura ambientale troppo elevata (tipica in estate) o troppo bassa (tipica in inverno), la quantità e la qualità di sonno ne risente negativamente. Sia in ambienti freddi che caldi, è importante avere indumenti e eventualmente coperte che mantengano il microclima del sonno nell'intervallo approssimativo di 30-32.5 °C (Troynikov et al., 2018).